Riferimento Teorico: La Psicologia Analitica
La Psicologia Analitica di Carl Gustav Jung Jung adotta una concezione energetica della psiche. Definisce la Libido un "élan vital". In realtà il concetto junghiano di energia esprime una dimensione archetipica di rappresentazione del mondo (Jung ,1916) e possiede numerosi aspetti e differenti connotazioni rintracciabili in concezioni storiche successive. Se da un lato la concezione junghiana della libido rischia per questo motivo l'accusa di teoria debole, a causa dell'eccessiva onnicomprensività del termine utilizzato, dall'altro lato Jung, proprio per questa accezione di ampio respiro , si può permettere di percorrere i sentieri della sua speculazione epistemologica lungo due versanti, apparentemente antinomici , che possiamo definire macrofisico e microfisico e di cogliere su un livello euristico la complessità del mondo psichico , ponendo tra parentesi, con metodologia fenomenologica , i limiti rigorosi che sono imposti da una esplorazione e una ricerca scientifica con finalità probative. Jung nell' "Energetica Psichica" (1928) colloca la sua speculazione dentro l'universo concettuale della macrofisica, mentre nella "Sincronicità come principio di nessi acausali" (1952) concentra la sua attenzione sull'applicazione delle scoperte della microfisica contemporanea alla Realtà Psichica. Possiamo perciò distinguere i concetti di base della visione junghiana dell'organizzazione psichica in formulazioni appartenenti alla sua concezione macrofisica e in formulazioni che fanno parte e costituiscono le fondamenta della sua visione microfisica. Mi sembra pertanto indispensabile entrare nel merito delle due differenti concezioni. 1.1 La Dimensione Macrofisica della Psiche Nell'ottica dei fenomeni macroscopici , dove valgono le leggi newtoniane, sono basilari i seguenti concetti : - Il principio di causalità - Il concetto di differenza di potenziale - Il primo principio della termodinamica: la conservazione dell'energia - Il secondo principio della termodinamica: l'entropia. La causalità individua nessi deterministici tra gli eventi mentali, ma perde il suo valore assoluto dopo le scoperte della fisica del '900; l'epistemologia moderna assume di conseguenza che i nessi causali sono puramente statistici e quindi probabilistici. Nella stessa opera(1928) Jung propone una concezione finalistica dell'energia psichica, come processo finalizzato alla realizzazione di uno scopo: individuazione. Formula così il concetto di "processo di individuazione", in questa ottica macrofisica così inteso: l'uomo tende naturalmente all'autorealizzazione tramite un "processo" energetico che, attivato dalla dialettica degli opposti , produce una progressiva differenziazione ed integrazione della personalità . L'intento di Jung non è, in realtà , di sostituire, ma di integrare causa e fine, superando l'unilateralità sia del causalismo sia del finalismo. Nell'ottica macrofisica Jung, pur proponendo la comprensione prospettica e progettuale come visione che rende più ricca l'interpretazione degli eventi psichici in senso energetico, finisce, in questi aspetti del suo pensiero, per considerare, alla pari di Freud, la psiche come un sistema relativamente chiuso. Scrive infatti: " Il concetto di fine in fisica prende il nome di entropia , in psicologia è invece definibile come significato , senso della vita , "immanente tendenza psicologica ad un fine....come senso finale" ( Jung , 1928). L'energia è differenza di potenziale, tensione tra gli opposti (Jung,1928). Un flusso di energia presuppone necessariamente l'esistenza di un'antitesi, un bisogno dei contrasti, senza contrasto non esisterebbe energia e quindi lavoro. Assumendo la definizione di energia come lavoro, Jung rimane fedele ad una collocazione del suo pensiero nell'universo della macrofisica. Il lavoro , che, in termini psicologici, caratterizza il processo di individuazione , comporta una degradazione energetica, ossia un aumento di entropia . Esistono, secondo Jung , differenti proporzioni tra "disordine" e "ordine energetico" nella personalità e nel caso di salute mentale minima è l' "energia entropica degradata", massima è quella disponibile. Quanto più l'individuo scambia energia con gli altri, tanto maggiore è il rinnovamento energetico e tanto minore è l'entropia. Questo processo interattivo tra individuo e mondo si può definire come un processo di realizzazione del Sé , cioè un "processo di individuazione". Il Sé racchiude in sé infinitamente di più che un Io soltanto, come dimostra da tempo immemorabile la simbologia: esso è l'altro o gli altri esattamente come l'Io. L'individuazione non esclude ma include il mondo" (Jung,1946 ). Questa concezione macrofisica del Sé è per certi versi molto affine nella sua caratterizzazione olistica alle formulazioni di autori come Kohut, Winnicott, Lichtenberg. In questa ottica macrofisica Jung di fatto asserendo il principio del finalismo psichico, non mette in discussione il principio di causalità, ma ne sottolinea la complementarietà al di là delle sue stesse intenzioni. La causalità rinvia al determinismo, la concezione finalistica alla libertà, all'incertezza. In quanto opposto del determinismo il concetto di "fine", pur critico nei confronti della causalità, vi resta ancorato proprio in quanto suo opposto. Il Sé, inteso come processo, cioè percorso di trasformazione dell'uomo, appartiene al mondo delle apparenze, dei fenomeni, al macrocosmo dei conflitti, della storia, della continua ricerca di un equilibrio tra forze e tendenze psicologiche. Concetti della Psicologia analitica appartenenti alla dimensione macrofisica sono : Complesso, Persona , Ombra . 1.1.1 Complesso Il complesso a tonalità affettiva indica una struttura psicologica di tipo sistemico. Una forte carica affettiva lega tra loro rappresentazioni, idee, ricordi. Il concetto di complesso, quale modello ed ipotesi di organizzazione di contenuti psichici, viene validato da Jung nelle sue ricerche sperimentali condotte con metodi statistici sulle associazioni verbali di individui normali o ammalati (Jung, 1904). Dal concetto di complesso originano due modelli, ossia lo schema delle "invarianti immaginali inconsce" e la concezione del "pluralismo prospettivistico" (Pieri ,1998). Il primo conduce alla successiva elaborazione del concetto di archetipo; la seconda produce sia la elaborazione dei "Tipi Psicologici" (Jung, 1921) sia la deduzione della relatività di ogni modello strutturale della Psiche. Questa concezione è in parte vicina alla formulazione del concetto di "meccanismo di interpretazione" dell'emisfero sinistro , cioè della psiche egoica (Gazzaniga,1998). La relatività di ogni concezione strutturale della Mente è determinata dal fatto che ciascun modello o teoria scaturisce dall'attività teorizzante ed interpretante dell'emisfero sinistro, che può condurre a formulare ipotesi e congetture anche del tutto strampalate rispetto alle informazioni acquisite con le esperienze percettive. Il concetto di Complesso possiede una duplice valenza, psicodinamica ed epistemologica. Dal punto di vista psicodinamico designa le componenti più semplici ed elementari definibili per qualità e numerosità: complesso paterno, materno, filiale, etc. La sua componente affettiva lo colloca dentro lo "schema corporeo" e ne sottolinea le origini archetipiche nell'emisfero destro. Dal punto di vista epistemologico ogni elemento di un complesso è già di per sé una interpretazione della realtà, altra o coincidente rispetto a quella formulata e costitutiva del Complesso dell'ego. Il Complesso dell'Io è costituito da rappresentazioni di sé che costituiscono il centro del campo della coscienza egoica e in quanto tale non si identifica con la totalità della psiche, ma è soltanto un complesso tra gli altri complessi, un pattern di esperienza cognitivo affettivo-comportamentale. La doppia o multipla prospettiva fornita da complessi mito-archetipicamente organizzati, alternativi a quello egoico conscio ed operanti nell'inconscio della Psiche oggettiva , riesce a fornire una formulazione veritativa di un medesimo evento relazionale. 1.1.1.1 Persona La Persona (Jung , 1921) ha il significato di maschera, ruolo sociale, o atteggiamento sociale che l'individuo assume nelle sue relazioni con gli altri. Il termine Persona deriva dal greco, significa maschera , e come tale viene dall'individuo utilizzato per proteggere la sua personalità interiore. La Persona si sviluppa nelle interazioni che il bambino intreccia con il suo ambiente di appartenenza e si struttura sulla base delle aspettative che il bambino percepisce nei suoi confronti. La Persona quindi è fortemente determinata dall'educazione familiare e sociale , dalla cultura dominante del collettivo. In questo senso, per gli aspetti psicopatologici che possono connotarla, richiama altri concetti come quello di Falso sé di Winnicott, o di memoria semantica processata dall'emisfero sinistro. Come indicano le ricerche neuropsicologiche , si tratta di eventi percettivo – affettivi che sono processati come memoria a lungo termine nell'emisfero sinistro in forma di esperienze condizionate dall'adeguamento ai valori del gruppo sociale di appartenenza. La Persona , in termini macrofisici , può diventare così dominante versante conscio del Complesso dell'Ego, da costellare, per contrasto nell'inconscio dello stesso Complesso dell'Ego una forza di natura opposta di pari intensità, che prende il nome di Ombra. 1.1.1.2 Ombra L'Ombra è "ciò che uno non vorrebbe essere" (Jung , 1945 ). Rappresenta il lato negativo, sgradevole della personalità, il male. Jung identifica l'Ombra con i contenuti dell'inconscio personale ( nell'ottica neuropsicologica il versante inconscio del Complesso dell'Ego ), che sono animati da invidia , gelosia, avidità, sadismo, masochismo, esibizione, competizione, rivalità ,etc.) . Il metodo psicoanalitico di Freud rappresenta lo strumento migliore per l'analisi più profonda e dettagliata dell'Ombra, un concetto che comprende in sé l'uomo pulsionale rappresentato con "la metafora della bestia". Il concetto di Ombra in Jung assume anche altri significati: – di lato non accettato della personalità, costituito da tendenze, caratteristiche, atteggiamenti, desideri inaccettabili per la parte conscia del Complesso dell'Ego; – di aspetti irrazionali e distruttivi che condizionano il destino individuale; – di emozioni respinte nell'inconscio personale correlate all'esperienza del valore; L'Ombra, così come la Persona, ha origini archetipiche. L'archetipo dell'Io, interagendo con il mondo interpersonale, struttura il Complesso dell'Io (Ego) nel suo versante conscio come Persona e nel suo versante inconscio come Ombra, sulla base delle esperienze percettivo-affettive che si sviluppano nell'ambito della famiglia reale di origine . 1.2 La Dimensione Microfisica della Psiche In un certo momento della sua vita Jung mostra un interesse crescente per le scoperte scientifiche sulle particelle elementari, il principio di indeterminazione di Heisenberg, la teoria dei quanta, il principio di complementarietà di Nelson Bohr,la teoria della relatività di Einstein. Nella dimensione macrofisica i fenomeni mentali si sviluppano in uno spazio tridimensionale e in un tempo lineare , uno spazio ed un tempo assoluti. Basti in quest'ottica citare soltanto l'uso di alcuni concetti – oggetto interno, esterno, rappresentazione interiore, immagine – per cogliere il senso specifico della concezione newtoniana della psiche: tutto ciò che accade ha una causa precisa e dà origine ad un effetto ben definito. A questa dimensione si contrappone la scoperta di una realtà microfisica in cui tempo, spazio e causalità vengono fortemente relativizzati: – Il tempo in un sistema di riferimento che si muove alla velocità della luce non è lo stesso tempo di un sistema di riferimento in moto a velocità molto inferiore nei confronti di quella della luce (Russel ,1974 ); – La massa (spazio) non è una costante , ma cambia quando si avvicina alla velocità della luce ed è equivalente all'energia , nel senso che un corpo che riceve o perde energia deve ricevere o perdere un proporzionale incremento di massa; – Non possiamo determinare contemporaneamente la quantità di moto di un elettrone o di un pacchetto di onde luminose e la sua posizione, cioè la lunghezza del pacchetto (Heisenberg); – La realtà cui l'osservazione dà corpo non è separabile dall'osservatore e dalle strategie di misurazione scelte da questi (Davies,1984); – L'osservatore determina le proprietà dell'oggetto in relazione a se stesso : la relazionalità assume il valore di categoria fondamentale per comprendere la realtà e la condizione umana; – Gli oggetti materiali , come i fenomeni psichici , non sono entità distinte , ma legati essenzialmente al contesto ambientale , e le loro caratteristiche possono essere comprese solo nei termini della loro interazione con il resto del mondo; – La luce manifesta una natura corpuscolare e contemporaneamente ondulatoria così come l'inconscio palesa una dimensione di contenuti psichici (immagini, rappresentazioni, oggetti interni, pensieri, idee ) e una dimensione psicoide,"spirituale" e consapevole, che fa pensare "ad uno stato allargato della coscienza " (Jung, 1946). Allora anche psiche e materia non sono cose estranee l'una all'altra. Il mondo di psiche e materia è lo stess, l'una partecipa dell'altra, "esiste non solo la possibilità ma addirittura una certa probabilità che materia e psiche siano due aspetti diversi di una medesima cosa" (Jung,1946). Per questo motivo e sulla base di questa affermazione di Jung mi sento di riproporre la nozione di spirito, le cui manifestazioni nei due universi della materia e della psiche si avrebbero attraverso il Senso, il Significato che correla le due realtà . Jung sottolinea come questi concetti della microfisica riescano a spiegare eventi psichici e a consentirci di comprendere l'identità di natura tra psichico e fisico:"Non avrei nulla da obiettare contro l'ipotesi secondo cui la Psiche sarebbe una qualità della materia o la materia un aspetto concreto della psiche , se venisse preliminarmente accettata la definizione di psiche come inconscio collettivo" (Von Franz,1978). Secondo Jung l'isomorfismo materia – psiche, fondato dalla natura medesima dell'archetipo dell'energia, psichicizzando la materia e materializzando la psiche, determinerebbe sia il modo di essere dell'energia , sia la possibilità logica di comprenderla attraverso formule matematiche". Jung lo afferma in una sua lettera del 1952 citata dalla Von Franz (1978) : "Potrebbe darsi che la psiche vada concepita come una intensità inestesa e non come corpo che si muove nel tempo. Si potrebbe supporre che la psiche cresca progressivamente da una estensione minima ad una intensità infinita ed irrealizzi il corpo , quando ad esempio supera la velocità della luce...." ." Da questo punto di vista , afferma Jung , il cervello potrebbe essere una stazione di commutazione in cui la tensione o l'intensità relativamente infinite della psiche in sé vengono trasformate in frequenze o estensioni percepibili. Inversamente, l'assenza di percezioni introspettive del corpo si spiega ipotizzando una graduale psichicizzazione, cioè intensificazione a spese dell'estensione. Psiche = massima intensità nel minimo spazio" (Von Franz ,1980) . Estensione minima , intensità infinita e superamento della velocità della luce potrebbero essere "fenomeni" che rimandano alla realtà dei buchi neri , "entro i quali accadono processi che disarticolano del tutto le coordinate spazio-temporali proprie del mondo che "vive entro i limiti della velocità della luce". Un "buco nero" risulta dovuto ad un "collasso" subìto da una quantità di materia che "muore", e morendo, va ad "incrinare" lo spazio fino a sparire, passando dall'altra parte del nostro spazio – tempo osservabile. Il "buco nero" è una realtà al limite della esistenza/non-esistenza, i cui "effetti ordinatori", a differenza dei suoi caratteri distintivi, si vedono nello spazio – tempo. "Guardando dentro "l'inconscio umano" scopriamo le configurazioni energetiche della materia e ne è un esempio la scoperta delle simmetrie più profonde nella fisica delle particelle elementari, dalla simmetria più semplice, quella speculare, tra particella e antiparticella , alle più complesse: la simmetria esagonale, ottagonale, etc. Il mandala, inteso come struttura ordinatrice e raffigurazione del Selbst è simmetria perfetta e "struttura matematica" (Jung,1952): determina trasformazione psichica in quanto integrazione e sintesi degli opposti. Evidente appare l'analogia tra elementi di simmetria e archetipi : entrambi sono fattori di ordine della realtà sia psichica che materiale" (Von Franz,1978). In quest'ottica microfisica la vita diventa l'inverso dell'entropia, cioè entropia negativa, poiché è diretta verso l'orizzonte dell'improbabile , della complessità e tende verso un centro universale , un punto "omega" in cui materia e psiche ritrovano la loro unificazione tramite un processo di coscientizzazione (De Chardin,1953). La scoperta della equivalenza tra "entropia negativa" ed "informazione" intesa come "rappresentazione immaginata che si fa presente alla coscienza" (De Beauregard,1963) spinge Costa de Beauregard ad affermare che il cervello può creare entropia negativa, benché consumi energia e quindi produca entropia , poiché produce informazione. L'incremento di informazione si verifica nella sede dell'infrapsichico che ha una dimensione universale e si propaga tra gli esseri umani ad una velocità superiore a quella della luce, "sincronizzandoli" tutti sulla stessa rete di comunicazione cosmica , ove tutto è conosciuto. Significativa è l'analogia tra "infrapsichismo (De Beauregard, 1963), Inconscio collettivo (Jung,1955/56) , "sapere assoluto", "consapevolezza assoluta" dell'inconscio e dimensione spirituale. Jung sembra andare oltre la concezione di Costa de Beauregard, che si limita alla positività dell'informazione, quando asserisce la presenza del negativo accanto al positivo, dell'ombra accanto alla luce nella natura stessa dell'Inconscio collettivo. Riconosce l'esistenza del male, il Satana del mondo cristiano, e dell'individualità e dell'universalità congiunte nell'Unità rappresentata dalla realtà del Selbst. Nell'ottica macrofisica causalità e finalismo sono due dimensioni compresenti nella vita umana, entrambe indispensabili per comprenderla. Nell'ottica microfisica l'integrazione degli opposti, ossia la realizzazione del Selbst, rappresenta una caduta di energia dalla dimensione macrofisica, una "morte", che però si manifesta fenomenicamente come serenità , pace interna e coincide psicologicamente con una potenzialità energetica sconfinata (Jung,1941). 1.2.1 L'Archetipo E' di competenza microfisica la formulazione di Archetipo. In riferimento al termine di archetipo Jung si rifà a Platone , che "per primo pose in luogo celeste le idee di tutte le cose , ovvero quei modelli originari o Urbilden" ritenuti più reali degli stessi oggetti concreti (Jung ,1954). Secondo Platone l'archetipo corrisponde al modello originario (in greco archetypon) delle forme di cui gli oggetti sensibili sono semplici copie e si può riferire anche alle idee presenti nella mente di Dio come modelli delle cose create. S.Agostino definisce gli archetipi come i modi infiniti in cui Dio pensa la natura divina o il Logos, affermando che queste forme dello spirito rappresentano i modelli delle cose create e contestualmente la condizione per la loro comprensione. Alla concezione agostiniana dell'archetipo risale infatti la definizione che Jung dà del termine come "categoria a priori di esperienza e di conoscenza". Il termine viene da Jung utilizzato in modo ambivalente, da un lato come operatore simbolico dall'altro come fondamento oggettivo (Pieri, 1998,p.65). Gli archetipi sono stati interpretati anche come "universali psichici dell'immaginazione" (Pieri ,1998, p 66) intimamente connessi con i Tipi psicologici , al punto da essere inseparabili sia sul piano concettuale che su quello metodologico . Sul piano epistemologico gli archetipi, come elementi strutturali (categorie a priori) rientrano nell'ambito delle possibilità di percepire e rappresentare, come fattori formativi delle rappresentazioni interiori e quindi condizioni a priori della loro strutturazione (1927/1931a). Sul piano ontologico sono impersonali ed universali, costanti ed invarianti, congeniti, mitologicamente organizzati e, per ciò, producenti "conoscenze" nel linguaggio del mito . A livello comportamentale sono da jung definiti come patterns of behaviour, l'aspetto istintuale studiato soprattutto dal cognitivismo e dalla psicologia dell'attaccamento. Sono nouminosi, cioè carichi di un'energia che cattura e possiede la psiche (Jung ,1938/1940). Sono radicati nel bios del corpo , probabilmente processati soprattutto nell'emisfero destro in quanto forse identificabili con gli schemi affettivi di Leventhal. "Istinti forniti di una energia specifica" , il "trascurarli", scrive Jung (1946) può produrre "una inflazione dell'Io" Laddove venga a sussistere il "predominio assoluto della coscienza soggettiva dell'Io", gli archetipi assumono la funzione di compensazione psichica nei confronti della coscienza egoica secondo le seguenti modalità : – cura dello stato egoico della coscienza tramite irruzione di modelli esperienziali destrutturanti l'equilibrio egoico (funzione esperienziale); -conoscenza della realtà interna ed esterna altrimenti non rappresentabile se non tramite le metafore veritative (funzione conoscitiva); -strutturazione sequenziale , mitologicamente organizzata, delle metafore veritative (funzione comunicativa). 1.3 Concetti limite tra dimensione macrofisica e dimensione microfisica Concetti limite tra le due dimensioni , nel senso che in ciascuno di essi sono ravvisabili entrambi i versanti, sia quello macrofisico-complessuale sia quello microfisico-archetipico, sono : Animus e Anima . 1.3.1 Animus L'Animus è l'archetipo del "significato" nella donna (Jung ,1950), è fatto di credenze, ispirazioni, impegni. La donna dominata dall'Animus è soggetta all'autorità dellogos, è direttiva, ostinata, spietata, dominatrice, posseduta da pregiudizi e convincimenti con cui non è in relazione. Pochisima attenzione è stata data finora alla funzione dell'Animus positivo. La donna posseduta dall'Animus conferma ancora una volta il dato neuropsicologico della dominanza emisferica sinistra, soprattutto della corteccia frontale anteriore ,con le sue attività di controllo cognitivo sugli schemi emozionali e di formulazione di pregiudizi che si radicano nel già descritto "meccanismo di interpretazione". La relazione con questi pregiudizi comporterebbe una preliminare riattivazione delle connesioni interemisferiche tramite processi associativi che riconducono nel conscio egoico quelle metafore veritative che, sole, possono illuminare di senso le teorizzazioni preconcette dell'Animus negativo egoico. Solo così l'Animus potrebbe riprendere la sua naturale funzione cognitiva , culturale e spirituale che guida la personalità della donna verso la realizzazione conscia del Selbst. 1.3.2 Anima L'Anima è l'archetipo della vita(Jung,1950) ; secondo Hillman (1972,1975) incarna la parte inconscia di tutta la cultura occidentale e da essa possiamo essere "liberati" immaginativamente. L'uomo dominato dall'Anima diventa preda di un eros irrequieto, promiscuo, di umore instabile, dominato dal sentimentalismo: una emotività incontrollata. L'archetipo dell'Anima ha una funzione di relazione a vari livelli nella personalità. A livello interpersonale costella nell'uomo la relazione con la donna, che diviene portatrice dell'immagine interiore dell'Anima. La prima depositaria di questa immagine è la madre. A livello intrapsichico la sua funzione di relazione si esplica nella processazione delle connessioni interemisferiche che consentono alla Psiche Egoica di entrare in relazione associativa, e non logico-razionale, con le metafore veritative della Psiche emotiva; a livello transpersonale la sua funzione di relazione si realizza attraverso la riconnessione della personalità con quel centro interiore profondo denominato Selbst. Evidenze scientifiche: Come già illustrato nella relazione teorico-culturale la psicologia analitica di Carl Gustav Jung si è prestata, proprio per i principi di natura scientifica che animano tutta la visione macrofisica dell'analista zurighese, proprio allo studio, alla elaborazione e all'analisi di evidenze scientifiche. Basti pensare al sistema di ricerche sperimentali sulle associazioni di individui normali, costruito individuando non soltanto dei criteri generali di classificazione (vedi capitolo 2 del volume II *delle Opere), ma addirittura definendo, nell'ambito delle associazioni verbali,delle variabili specifiche che vengono utilizzate per la elaborazione di obiettivi specifici di ricerca di cui elabora anche indicatori di outcome: associazioni interne, associazioni esterne, reazioni fonetiche, altre reazioni (associazione mediata, reazione insensata, reazione mancata, ripetizione della parola stimolo), perseverazioni, legami linguistici). Elabora i risultati dei singoli soggetti, assemblati secondo le categorie dell'identità sessuale e del livello di istruzione,facendo il calcolo delle medie, e studiando anche gli effetti esercitati sulla reazione alla parola-stimolo dalla forma grammaticale di quest'ultima. Dedica a questa ricerca tutto il Volume secondo, tomo primo, delle sue Opere. Riprende l'analisi delle associazioni verbali nel Volume secondo, tomo secondo, delle sue Opere dal titolo "Ricerche Sperimentali" studiando: – i tempi di reazione nell'esperimento associativo; -Le osservazioni sperimentali sulla facoltà della memoria; -il significato psicopatologico dell'esperimento associativo; -il rapporto tra psicoanalisi ed esperimento associativo; il rapporto tra associazione, sogno e sintomo isterico; -i disturbi di riproduzione dell'esperimento associativo; -i fenomeni psicofisici concomitanti dell'esperimento associativo; -Le nuove vedute della psicologia criminale; -la costellazione familiare. Tutte queste ricerche sull'associazione verbale quale strumento di indagine psico-diagnostica si fondono sul concetto di base di Complesso, un concetto ereditato dalla psicoanalisi freudiana, ma elaborato in una forma che trova le sue radici nel concetto di archetipo. Trasferisce quindi il suo metodo di ricerca sperimentale delle associazioni verbali nell'ambito della psicopatologia, con specifico riferimento alla schizofrenia, alle psicosi, e all'importanza dell'influenza dell'inconscio in psicopatologia. A tali studi è dedicato l'intero volume terzo delle sue opere dal titolo "Psicogenesi delle Malattie Mentali". La validità del mezzo delle associazioni verbali, rielaborato nella forma di amplificazioni che ruotano intorno fondamentalmente al sogno,e attraverso le quali si individuano i meccanismi archetipici che caratterizzano e strutturano gli aspetti sia cognitivi, sia relazionali, sia comportamentali degli analizzandi è dimostrata proprio dalla possibilità di verifica dell'efficacia clinica delle interpretazioni e della gestione del setting attraverso la validazione cognitiva ed interpersonale. La prima è caratterizzata da un approfondimento delle tematiche complessuali prima solo superficialmente contattate, vedi l'emergere di ricordi di episodi del passato prima rimossi, la seconda caratterizzata da una modifica del funzionamento psichico dell'analizzando in senso positivo tramite identificazione negli ambiti della sua vita reale con il funzionamento analitico positivo del terapeuta , cognitivo,affettivo-relazionale e comportamentale nella gestione del setting. Pur trattandosi di risultati scientifici ottenuti tramite il tipo di ricerca clinico denominato "single case",il metodo delle associazioni verbali è stato esteso al metodo della Sand Play Therapy,elaborato da una allieva di Jung, Dora Kalf come strumento terapeutico sia per adulti sia per bambini, e attualmente in auge sia come strumento psicodiagnostico, sia come strumento psicoterapeutico sia come strumento di ricerca. In questa ultima ottica è stato approfondito lo studio delle correlazioni statisticamente significative tra emicampi e sottocampi visivi, specifici settori del vassoio contenente la sabbia sulla quale vengono costruite delle scene con i pupazzetti disponibili, utilizzati secondo la tecnica del gioco del mondo elaborato dalla Lowenfeld, e la collocazione delle specifiche immagini del mondo interiore nello spazio disponibile. Tale ricerca è stata effettuata su campioni di pazienti di numerosità molto significativa dal punto di vista statistico. Tradizione scientifica a cui l'indirizzo junghiano fa riferimento: La psicologia analitica fa riferimento alla tradizione scientifica psicodinamica fondata sulla psicologia del profondo, cioè sull'assunto di base dell'inconscio e sulla sua fondamentale importanza nello sviluppo non solo della vita psichica normale ma, vieppiù, sullo sviluppo della psicopatologia come espressione di problematiche di natura inconscia, causate o da conflitti o da carenze, o da distorsioni e/o mistificazioni della comunicazione nella vita infantile e adolescenziale dei futuri pazienti. Le opere e gli autori di riferimento sono: I 20 volumi delle Opere di Carl Gustav Jung e tutti i successivi lavori di autori famosi come Erich Neuman, James Hillman, Marie Louis von Franz, Murray Stein , Nathan Schwartz-Salant, Edward Whitmont, Hans Diedckman e tanti altri valgano come espressioni emblematiche di riferimento per lo sviluppo del pensiero di Jung e della Psicologia Analitica sia sul versante clinico, con l'applicazione del concetto di archetipo alla ricostruzione del passato in analisi tramite lo sviluppo storico dello stesso processo analitico lungo la traiettoria degli archetipi materno e paterno, sia sul versante meta psicologico e antropologico per quanto attiene alle concezioni strutturali della mente che si arricchiscono attraverso il contributo delle neuroscienze da un lato e del progresso scientifico dall'altro. Il corpus culturale, teorico-scientifico, della Psicologia Analitica, è stato raccolto a livello mondiale dalla nascita dell'Associazione Internazionale di Psicologia Analitica (IAAP), a cui il LIRPA fa riferimento sia per la formazione di psicoterapeuti psicologi-Analisti, sia per gli approfondimenti teorici e per le ricerche scientifiche nel settore della psicologia del profondo secondo l'ottica junghiana. Lo sviluppo del Pensiero junghiano in Italia inizia nell'anno 1961e si radica saldamente nella tradizione scientifica italiana, come ben dimostrano l'esistenza di molte associazioni di psicologia analitica junghiana sul territorio italiano, la loro appartenenza all'elenco delle scuole di specializzazione in psicoterapia riconosciute dal MIUR.( vedi AIPA,CIPA, AION, Associazione della Sand play Therapy), le numerose pubblicazioni in campo clinico e scientifico di autori junghiani italiani (Vedi, solo a titolo di esemplificazione, Montecchi sulla psicoterapia infantile e sui disturbi alimentari, o Grassi sulle correlazioni tra concetti di base della Psicologia Analitica e scoperte delle neuroscienze sul funzionamento di aree cerebrali). Antonio Grassi da "Psicologia Dinamica e Clinica – Dalla Psicoanalisi alla Neuropsicologia Analitica", Carocci Editore, Roma, 1999